Quando una persona cara si ammala di cancro è sempre difficile incontrarla ed è sempre difficile parlarle, difficile trovare le parole giuste non si sà cosa dire ci si sente completamente impotenti.
Ebbene io credo che questo la dica lunga su come vediamo la vita e come vediamo la malattia, difficilmente ci passa per la mente che quella persona possa trarre giovamento dalla malattia e difficilmente riusciamo a vedere la possibilità di guarigione per questa persona.
Per questo ci ritroviamo completamente spiazzati e non sappiamo come intavolare un discorso.
In genere il discorso passa velocemente a un resoconto delle cure che la persona sta seguendo e sugli ultimi esami svolti, il discorso poi è spesso farcito di parole del tipo “purtroppo” “non si può fare nulla” ” mi dispiace” “speriamo in bene” etc.
Secondo me il nostro compito verso la persona malata non è quello di portargli conforto sottolineando la sua situazione precaria e l’impossibilità di fare qualcosa da parte nostra e da parte sua ma al contrario di spronarlo chiedendogli cosa ha intenzione di fare, quali sono i suoi progetti per il futuro, sì perchè è solo in questo modo che la persona può percepire da noi fiducia nella sua possibilità di guarigione.
Credo che sia controproducente dire parole come “poverino” “che sfortuna” etc. la malattia non è una sfortuna e non è qualcosa da commiserare, la malattia è una possibilità che arriva nel momento in cui una persona è pronta per affrontarla, fa parte del suo percorso di crescita, chi siamo noi per dire poverino? Chi siamo noi per sminuire così il suo percorso?
Il malato non ha bisogno della nostra pietà e noi non siamo poco umani se non gliela diamo, lui sta affrontando il suo personalissimo percorso a ha tutte le carte in regola per oltrepassare il problema: non è poverino…
Per quel che riguarda i consigli non tutti sono pronti ad accettarli, se un malato non è convinto che mangiare davvero sano possa fare la differenza è inutile insistere, le sue scelte per essere efficaci devono essere prese in piena responsabilità e convinzione, se non vuole seguire i consigli, è brutto dirlo, ma è la sua vita e come tale lui ha diritto di viverla esattamente come vuole, non saranno le nostre costrizioni che lo aiuteranno: l’unica persona che lo può davvero aiutare è lui stesso e fino a quando non deciderà di farlo costringerlo dall’esterno non potrà portare a buoni frutti.
Ogni persona percorre il suo percorso, e, per assurdo, per certe persone forse è più positivo arrivare alla morte piuttosto che alla guarigione… Il mistero della vita è imperscrutabile e a volte è quasi impossibile comprenderne le dinamiche che vanno al di là della nostra logica e della nostra visione ristretta del mondo!
P.s.
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Caro Amos, quello che tu riassumi in poche righe contiene in sè un percorso davvero duro e profondo, che bisogna aver intrapreso ben prima della malattia, altrimenti è davvero improbabile che ce la si possa fare. E comunque, se anche quella è la strada giusta, l’esito finale vincente non possiamo darlo per scontato e nemmeno probabile…E’ vero che la positività aiuta e va spesa a piene mani, ma in queste situazioni così delicate e cariche di prospettive dolorose il rischio di illudere paziente e familiari è molto alto e può avere effetti terribili. Purtroppo siamo lontani da una cura o una pratica efficaci quando questa malattia di manifesta e con tutto l’ottimismo di questo mondo non possiamo evitare di infondere nelle persone colpite e nei loro affetti la “consapevolezza” del fatto che il cancro porta spesso alla morte. Intraprendere il percorso di guarigione nel modo che si reputa più appropriato è un conto; non essere preparati al peggio un altro…Io la penso così ( ripeto, ho avuto molti familiari sterminati dal tumore; l’ultimo mio padre a soli 54 anni : nemmeno due mesi di ospedale dal ricovero alla camera mortuaria… )
Ciao Fabio, concordo pienamente con te quando dici che si tratta di un percorso profondo che è importante avere iniziato prima della malattia:
Questo è un concetto basilare, è qualcosa che può fare davvero la differenza, si tratta della vera prevenzione cosa che la ,maggioranza delle persone da per scontata in quanto la società ci ha insegnato e ci insegna a goderci la vita finchè stiamo bene senza preoccuparci delle conseguenza di quello che facciamo, tanto poi, in caso di problemi, c’è la medicina che risolve tutto… Cosa però che sappiamo non essere vera…
Per quel che riguarda invece la positività e il rischio di illudere il malato il mio consiglio non è quello di dire frasi del tipo ” vedrai che guarirai” o cose simili, questa sono comunque frasi di circostanza che lasciano il tempo che trovano e possono addirittura essere controproducenti, soprattutto nel momento in cui sia chi le pronuncia, sia chi le ascolta non ci crede per nulla…
Il mio suggerimento (che rimane comunque sempre e solo un suggerimento, ognuno agirà secondo il suo sentire…) è quello di chiedere al malato cosa ha intenzione di fare ora e nel futuro trattando la malattia come la sua grande occasione, non facendogli percepire ancora di più la sua situazione sfortunata e piena di impossibilità…
Questo non è certo facile da applicare, richiede una buona preparazione prima, richiede di credere nella possibilità, seppur remota, di guarigione…
E non è questo che guarirà il malato, ma è un’altro piccolo tassello che lo potrà aiutare a nel suo percorso in salita.
Infine come ho scritto a fondo articolo, il mistero della vita è imperscrutabile e a volte la morte vista da un punto di vista che non è il nostro, vista da un punto di vista più ampio può essere la giusta via da percorrere per quella determinata persona…
In ogni caso però quello è il suo percorso e commiserarlo dandogli del poverino non lo aiuterà di certo ad affrontare il momento con la forza necessaria contribuendo solo a ingigantire in lui il senso di impotenza e di inevitabilità!
Ripeto non è niente di facile, siamo abituati a vedere il problema in modo completamente opposto e per certe persone queste mie parole possono risultare stupide e folli…
Nessuno ha la verità in tasca, me possiamo trovare solo tanti frammenti sparsi sta a noi prendere ciò che ci è utile e lasciare ciò che non serve…
Ti auguro una meravigliosa vita caro Fabio
grazie Amos…..dalla mia malattia è partito anche il cambiamento.
volevo chiedere se avete sentito parlare delle campane tibetane. ciao e a presto
isa
Ciao Isa, personalmente non le conosco, so solo della loro esistenza, credo però che la mia amica Margherita Bruschetti possa illuminarti sull’argomento, puoi trovare un suo contatto sul suo blog http://equielementi.com
che dire..ci si accorge già solo quando provi a far riflettere i conoscenti su l’importanaza del mangiare sano che alcuni sono indifferenti o scettici mentre altri ti seguono e sono poi contenti dei risultati.è proprio vero che ognuno ha la sua testa e libero di pensare,ma noi dobbiamo come compito fargli sapere che esistono altre strade meno battute ma spesso più producenti ottimi risultati.